Una sera andai a prendere mio figlio da una ludoteca dove aveva partecipato ai festeggiamenti di un compleanno,
e lì c'erano anche due bambini, due fratelli, entrambi avevano segni nell'aspetto che sembravano segni di una lieve malattia, per il colore della pelle violacea e la scarsità dei capelli di colore albino.
Ho fatto caso al fatto che, mentre la maggior parte dei bambini era andata a prenderla il genitore, nel loro caso invece invece il fratello.
Ho provato ammirazione e tenerezza per quell'abbraccio protettivo ed orgoglioso, con il quale il più grande rassicurava il più piccolo, e ne ho abbozzato un disegno.
Chiesi notizie per sapere di che malattia si trattasse ad una persona che li conosceva, e mi disse che non avevano le lacrime. Feci anche una ricerca in internet per sapere di che malattia si trattasse, e le uniche che sembravano corrispondere a quei sintomi, avevo trovato che si chiamassero sclerodermia e Jorgen. Ma non ho mai avuto conferma perchè da quel giorno non ho più rivisto quei due bambini e non ho potuto chiedergli neanche il loro nome.
E poi realizzai questo dipinto.
Nel corso dell'elaborazione pittorica, inizialmente dipinsi uno sfondo azzurro,
poi mi sembrò poco adeguato al significato generale del dipinto e lo cambiai con il marrone.
La croce rappresentava sia il loro problema comune che la sacralità di quell'abbraccio.
Dal punto di vista dello stile pittorico, alquanto immaturo,
in quanto da poco infatuata dello stile espressionista, mi ispirai vagamente a quello di Frida Kalho.
|
La croce non ha alcuna attinenza con quella del cappello dell'infermiera della cover art "Pump up the valuum", dei Nofx, che nel dipinto del 2001 era mancante.
Non sono d'accordo con Max Gazzè, che affida al fratello la scrittura testi.
Oltre al fatto che questo dipinto non aveva come tema i "miei" fratelli, ma la "mia" impressione su altre persone.In questo dipinto non ho raffigurato il rapporto tra pittura e scrittura, che anzi non avevo mai preso in considerazione.
Se qualcuno ha tentato di comunicarmi qualcosa facendo in modo che io incontrassi quei due bambini, (cosa molto improbabile), comunque non ho colto il messaggio altrui e quindi non l'ho raffigurato.
In quel caso sarebbe stato più opportuno un messaggio più esplicito.
Per esempio, i due bambini avevano una probabile somiglianza con il personaggio che disegna Moby.
Ma allora non lo avevo ancora visto, e quindi neanche preso in considerazione.
Anche perchè non mi aspettavo che disegni di taluni potessero prendere vita e forma in altra gente.
Per quanto riguarda i disegni di Thom Yorke, alias tchok, le due creaturine monoocchio etero, ci potrebbe essere un nesso con il fatto di non avere lacrime, ma anche in quel caso, non avendo fatto caso ai disegni sulla cover di Amnesiac, non ne ho fatto alcuna analogia.
L'aver dipinto miei sentimenti, pensieri e considerazioni su altra gente non assegna loro la facoltà di prendere parte del mio mondo artistico, nel quale lo spazio è quello del mio esprimermi.
Coloro che l'hanno considerato questo mio dipinto come un fatto di occhi, ovvero che hanno considerato l'occhio come luogo in cui si guarda, non hanno saputo nè voluto capire la mia semplice espressione artistica, e quindi il mio sentimento.
In questo caso l'occhio non l'ho adoperato come simbolo di visibilità.
In effetti ho tentato di rappresentare la chiusura del canale lacrimale, anche se forse non era quello il problema che avevano i bambini, perchè mi sono riferita a ciò che mi è stato detto, da una persona che non era neanche certa di questa informazione.
Chi mi sta facendo violenza digitale impedendomi di piangere soltanto perchè ho raffigurato questo dipinto, oltre ad essere colpevole di violazione è tenuto a restituirmi la mia vera interiorità emotiva, che mai e per nessuna ragione al mondo avrei sostituito con una digitale.
Nel caso in cui qualcuno volesse cancellare le lacrime, volendo in tal modo limitare le cause della sofferenza, avrebbe dovuto fare attenzione alle cause della sofferenza e curarle, piuttosto che limitare il naturale flusso emotivo e le rispettive reazioni.
|